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Caro affitto quanto mi costi? Proprietari edition
12/09/2019

Se ti trovi nell’indecisione di affittare casa o meno e ti senti intimorito da tasse e costi o sei afflitto da dubbi e incertezze, in questo articolo troverai le risposte a buona parte delle tue domande.

Per prima cosa, ancor prima di decidere la tipologia di contratto o se dipingere o meno le pareti devi sapere che per affittare un immobile è necessario che:

  • qualsiasi impianto, elettrodomestico, caldaia ecc. incluso nell’affitto sia funzionante
  • l’immobile sia dotato di Certificazione energetica
  • l’immobile sia libero da ipoteche e/o pignoramenti

Una volta trovato l’inquilino, firmato il contratto e corrisposto la provvigione all’agenzia, le tasse a cui andrai incontro saranno diverse a seconda della tipologia di contratto che avrai scelto.

Partiamo con la registrazione del contratto.

Distinguiamo tra due tipologie di immobili:

  • abitativo e negozi (categoria catastale C1). Sono previste l’imposta di bollo e l’imposta di registro metà a carico del conduttore e metà a carico del locatore nel caso in cui il proprietario non abbia optato per il regime di cedolare secca. L’imposta di bollo è di 16 Euro ogni 100 righe e l’imposta di registro ammonta allo 2% del canone annuo. Quest’ultima andrà corrisposta ogni anno nel mese di inizio dell’annualità contrattuale e nel caso di proroghe e/o chiusura del contratto.

Nel caso in cui il proprietario opti per la cedolare secca la registrazione e la chiusura del contratto saranno gratuite e non andrà corrisposta annualmente l’imposta di registro.

  •  industriale/artigianale/ufficio Sono sempre previste l’imposta di bollo e di registro. Qua sotto una tabella riassuntiva su come calcolare l’imposta di registro a seconda della natura del fondo affittato.

Per quanto riguarda le tasse vere e proprie da corrispondere all’erario annualmente dobbiamo andare a distinguere per tipologia di contratto.

Partendo dall’uso abitativo, esistono due opzioni: tassazione ordinaria in base agli scaglioni Irpef o il regime della cedolare secca.

Nel primo caso il reddito imponibile a cui applicare gli scaglioni Irpef sarà dato dal maggiore tra il canone contrattuale abbattuto del 5% e la rendita catastale rivalutata del 5% (in genere il primo è più alto). Nel caso della cedolare, invece, il canone non andrà a farmi cumulo con il reddito ma verrà scorporato e su di esso si applicheranno le aliquote forfettarie dell’imposta sostitutiva che variano a seconda della durata del contratto. Ecco una tabella riassuntiva di quanto andrò a pagare su quello che percepisco come canone:

Per l’uso diverso dall’abitativo il reddito imponibile andrà a sommarsi al reddito annuale e verranno applicate le aliquote degli scaglioni Irpef.

Da ricordare che l’art. 1576 del Codice Civile prevede, come criterio generale, che il proprietario debba eseguire tutte le riparazioni necessarie in caso di manutenzione straordinaria ad eccezione di quelle di piccola manutenzione, che sono invece a carico dell’inquilino così come tutte le spese ordinarie. Per ogni dubbio ci aiuta la Tabella Oneri accessori Allegato D al decreto emanato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministro dell’economia e delle finanze ai sensi dell’articolo 4, comma 2, della legge n. 431/1998. Tale allegato riassume in un semplice e dettagliato elenco tutte le casistiche possibili di riparazioni, danni e manutenzione con l’indicazione di chi dovrà occuparsene tra conduttore e locatore.

Non sono solo spese però! Perché per il pagamento della prima rata Imu e Tasi è previsto uno sconto sugli immobili locati. Oltre ai contratti liberi (4+4), infatti, è prevista anche la formula del canone concordato (3+2) che dà diritto a uno sconto del 25% su Imu e Tasi. Questo comporta che i proprietari dovranno versare solo il 75% dell'imposta, a prescindere dell'aliquota decisa dal Comune.

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